destionegiorno
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“ Gli uomini stolti si perdono ai confini della ragione, e spesso è nella follia, che trovano rifugio “ non so se faccio parte dei primi, e quindi ancor oggi vivo la mia ragione d'essere, oppure il mio Essere trova rifugio nella pacata follia del domani... nel dubbio, mi cibo d'ogni ... (continua)
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Simili
ma non uguali,
se non nei propositi
e negli ideali
Simili
come due gocce d’acqua nel mare,
come due granelli di sabbia
stesi sulla spiaggia ad asciugare
Simili
come due raggi di sole,
che all’alba
scaldano i fiori nelle... leggi...
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Si chiude il sipario e le luci riprendono vita
lo spettacolo anche quest’anno è finito
chissà poi a cosa sarà servito...
il pubblico abbandona il teatro
mentre gli attori in silenzio
e a capo chino, lasciano la scena
senza aver fatto... leggi...
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Svolazzo intorno a te
ma di posarmi non riesco, proprio no.
Mi sento goffo e della mia mole mi vergogno,
non sono un ape... leggi...
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Un tempo conobbi chi scriveva
senza leggere di sé.
Non sembrava farci caso al lento scorrere
delle pagine riempite di... leggi...
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Mio fratello, ha un cuore proprio dov’è il mio...
Mio fratello, è mio fratello
così come per lui, lo sono anch’io...
Mio fratello ha sentimenti talmente grandi
da viverli con me...
Mio fratello ha il suo perché
in tutti quei momenti che... leggi...
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Oggi non sarà solo un giorno di scuola
almeno, non per noi...
per noi da tempo è -il ricordo-
il ricordo di angeli strappati alla vita
da scoppi di bombe e raffiche di mitra
quando terroristi o non so cosa
sono entrati sparando fra le cattedre e i... leggi...
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Non solo le rondini emigrano per la vita
sempre pronte a inverdire i nidi lasciati
prima di fare ritorno a casa, in continua spola.
Ma non sono rondini costoro che invece fuggono
da una -non esistenza-
a cui si augurano di non fare ritorno
anzi,... leggi...
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Fa tenerezza questo tuo volto
scavato dal tempo, nell’odierno dolore
non proprio necessario, non certo voluto...
Bianco volto, su bianchi capelli in altrettante bianche lenzuola,
sonnecchiando parole spezzate e dolci rimproveri a chi
accanto te, ti... leggi...
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Mi assale
dentro
cerca di fuggire
manca la meta
controlla
pensa in fretta
decide per me...
Mente, fertile mente
senza pudore
senza timore
distrugge
nasconde ogni cosa
pianifica la fuga.
Distratto, confuso
io
con la mente altrove
cuore... leggi...
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La stanza che si riempie del vociare
di bambini, di baci e di abbracci
come se il tempo fosse passato in... leggi...
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In questi giorni di festa, c’è vita che va
con vetrine illuminate e gente allegra a riempire negozi
e chiese addobbate all’occasione,
tutto ci appare gioia, e anche l’anima
è propensa all’amore...
In questi giorni di festa, da passare in... leggi...
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Ho scritto un libro, ma l’ho nascosto
poiché qui è proibito scrivere.
Parla di me, di tutti noi
parla di quel che succede... leggi...
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Tante sono le parole
manchevoli al poeta
e che nella penna più non ha.
Tanto è l’amore di chi è solo
concentrato nell’anima
ma che nel cuore più non ha.
Tanta è la follia dispersa attorno
di chi mai si ferma a guardare il cielo
che stelle più non... leggi...
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Ciao nonno, ovunque tu sia
ciao nonno...
È grande ancora il ricordo di te
e di quando nel canto della stufa accesa
seduti... leggi...
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A che serve vestirti di stelle
o specchiarti nella limpida fonte
per ostentare ciò che è assai evidente...
A che serve il nutrir della bruma
se in questa mattina, ti bagna
con ogni goccia di sé.
A che serve nasconderti al mio amore,
tu sei bella... leggi...
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Discende ora il tempo
scende sino al pelo dell’acqua di questo lago
dove dalla superficie il passato affiora
con tutto se... leggi...
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Il tempo sfugge dalle dita di piccoli bimbi
costretti ad annodare il domani al quotidiano
per pochi soldi e tanto... leggi...
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Come può un’immacolata veste bianca
rendere sposa una bambina,
e un bianco Giglio ancora in boccio
essere calpestato da chi si crede uomo
solo perché ha strumenti del piacere
mentre non conosce nessun senso dell’onore.
E come può quest’assurda... leggi...
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Navigai per mari a me sconosciuti
e prosciugai gli oceani attraversati
come fossero lacrime sul viso della mia donna
che d’amore pianse per il mio ritorno.
Volteggiai su nuvole così spesse da oscurare il cielo
e attraversai in volo, la luna e il... leggi...
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Ricordi che mai sbiadiranno nel tempo
che sbiancano la notte
e danno nuova luce al giorno
echi che navigano sulle onde col vento
come fossero fragili barchette rotte
perse in quel che mai è ritorno.
Ricordi di te e di me
che ancora vivono in... leggi...
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Si spengono i giochi di bimbi nel prato davanti casa
e nei campi più non s’ode il rumore di zolle rubate ai sassi,
neppure le massaie chine sui fornelli si sentono più.
Solo grida e secchi ordini nella rude lingua dell’oppressore.
C’è chi chiama il... leggi...
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Ogni mattina, mi siedo su questa panchina in periferia e guardo le persone passare. Tutti che vanno sempre di fretta, con certamente mille cose da fare. Ai miei piedi, in un piccolo rinvolto fatto con il giornale di ieri, alcuni depositano monete, altri invece, con turpe ironia, una banale caramella, e altri ancora, con un gesto di grande carità, addirittura un panino. Non tutti approvano il mio essere lì, a mendicare, mentre invece c’è chi in me ritrova sé stesso, e, magnanimo, si ferma a scambiare due parole. È allora che, alzando lo sguardo, incrociando i loro occhi, lascio che l’emozione parli per me. Poi, alla sera, raccolgo ogni cosa e salgo le scale della casa appena dietro, dove c’è Gino, che paziente mi aspetta. Da sempre gli faccio omaggio di tutto l’incasso del giorno, e quando posso metto in ordine la stanza, leggendogli di seguito le ultime notizie prese dal giornale che un buon uomo mi lascia ogni volta, oppure mi dedico alla lettura di alcune pagine di quel libro che a Gino piace tanto. Sapete, anche lui una volta, per scelta, era un mendicante, ora si è fatto vecchio e non ce la fa più a stare seduto sulla panchina ai lati della strada, e neppure sul sagrato della chiesa.
Adesso che è tanto malato, io lo sostituisco nella questua d’ogni giorno, come fosse per me una missione, un gesto per soppesare la vita. Quando ormai anche l’ultima lama di luce è calata, mi cambio i vestiti travestendomi da ricco signore, e dopo un breve saluto, esco alla vita che purtroppo non più riconosco. Percorrendo la strada verso l’altra parte del parco, spesso incontro le figure della notte, spauriti senzatetto a cui offro monete, come vita che incontra vita e comprende il suo vero valore. Finalmente giunto a casa, una grande villa che si affaccia sul parco, mi spoglio di ogni mio avere e idealmente mi denudo davanti all’oggi e al conflitto che interiormente mi cova dentro. Come Gino, sono un uomo solo... Anzi, ancora di più, poiché io non ho davvero nessuno. Almeno lui ha me, che in parte completo la sua esistenza, mentre io da tempo mi arrovello la mente senza concludere nulla, vivendo la mia solitudine come fosse una colpa, cui mi è difficile sfuggire.
Un tempo, molto tempo fa, ero un -uomo importante- una figura bancaria che tutto decideva, compreso il futuro degli altri.
Un giorno, quel tragico giorno, un uomo mi fece visita, urlandomi contro la sua rabbia per un prestito negato. Gridò così tanto da sentirsi male, il suo cuore sembrava cedere da un momento all’altro, l’aria mancava in quella stanza al decimo piano di un palazzo, un assurdo palazzo in cui vita e morte, sofferenza e pietà sembravano non avere valore. Ricordo ancora bene il momento in cui mi accinsi ad aprire la finestra per fare entrare aria fresca, e lui, quell’anima ferita dal mio rifiuto, involarsi oltre di essa, per poi cadere nel cortile di sotto. Quell’uomo poteva essere Gino, o chi come lui, in vita, non aveva avuto futuro, ma solo negative risposte da chi era in dovere di aiutarlo, anche in proprio, se non altrimenti, ma in qualche modo. In quel momento, la mia vita ha subì to una svolta, distrutta dal rimorso e dai sensi di colpa.
-Ama il prossimo tuo come te stesso-
È da allora che ho smesso di amarmi. Vivo in un continuo rimorso, compresso fra il dovere lavorativo e il dovere umano, verso chi a me aveva steso la mano supplicandomi aiuto. Adesso, ogni giorno, mi vesto con i panni dell’ultimo e vivo ai margini di tutto, supplicando Dio per rivivere quegli attimi che mi videro assente al grido di un uomo, come fosse proprio l’immagine di nostro Signore. Adesso, prendendo il posto di Gino, cerco di fare ammenda della mia vita di giudice ed esecutore materiale di condanne, senza logica alcuna. Risiedo in questa villa da ricco signore, perché in me rimanga impresso quel dolore che c’è nella differenza fra il potere e l’essere vittima senza peccato, facendo gravare, su di me, tutto il divario che ne deriva. Chissà se mai riuscirò nel mio intento, quello di spogliarmi delle mie vesti di bieco censore e vestirmi di verità, figlia dell’incedere nel giusto cammino fatto di gioia ed equità. Dedico ogni momento di ciò che mi resta per sconfiggere quel male che mi devasta il cuore, cercando di donare tutto me stesso a chi, come Gino, non è che un’anima dimenticata. Forse un giorno, in un giorno da mendicante, ritroverò me stesso nelle mani di chi, con semplicità, saprà donarmi il perdono. E solo allora potrò smettere i panni del carnefice, e riconsiderarmi uomo.
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.
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